Onorevoli Colleghi! - Si stima che il 15 per cento delle famiglie italiane sia interessato alla disabilità. Per il disabile grave una buona integrazione nel nucleo familiare può risultare la più efficace e la più completa delle soluzioni ai bisogni assistenziali e ai problemi dell'integrazione sociale.
      Occorre, però, dare sostegno concreto alle famiglie per non determinare situazioni di svantaggio per tutti i membri della stessa.
      Inoltre, anche i genitori dei disabili invecchiano e ad un certo punto il disabile si ritroverà senza i genitori.
      Uno dei problemi che rende difficile, e a volte persino paralizzante, il dialogo tra famiglie e servizi, è l'incertezza del «dopo»: «dopo» la nascita di un bambino disabile, «dopo» quel trattamento riabilitativo, «dopo» la scuola, «dopo» la formazione, «dopo» la morte dei genitori.
      Il non poter avere una ragionevole sicurezza circa le varie tappe esistenziali che il proprio figlio dovrà affrontare spesso determina nei genitori sfiducia, distacco e un rapporto a volte antagonista con i servizi.
      Tutto questo crea tensione e non produce cambiamenti, ma chiusure, regressioni e una forzata ricerca di soluzioni individuali che spesso si rivelano non adeguate, costose e a volte del tutto negative.
      La presente proposta di legge si compone di cinque articoli. L'articolo 1 prevede

 

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l'integrazione del Fondo nazionale per le politiche sociali per la realizzazione di un programma di interventi a favore dei disabili gravi che restino privi di un adeguato sostegno familiare, da ripartire annualmente tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.
      L'articolo 2 modifica il testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, nella parte riguardante le erogazioni liberali a favore dei disabili gravi.
      L'articolo 3 concede la facoltà, ai genitori di soggetti disabili gravi, di procedere al riscatto, fino ad un massimo di tre anni, dei periodi mancanti al raggiungimento del massimo pensionistico.
      I soggetti con disabilità grave non in grado di produrre reddito, né per sé né per il proprio nucleo familiare, sono stati gli unici a non fruire di alcun aumento previdenziale negli ultimi tempi. Gli emolumenti sono attualmente attestati sulla cifra di circa 240 euro mensili. Costoro, non più di 300 mila soggetti, rappresentano la categoria più debole alla quale l'articolo 4 dovrebbe recare beneficio, senza limiti di età, estendendo cioè le disposizioni di favore (innalzamento delle pensioni al minimo a 516 euro) introdotte con la legge finanziaria per il 2002 (legge n. 448 del 2001) a favore delle persone ultrasettantenni e degli invalidi con più di sessant'anni.
      L'articolo 5 prevede l'innalzamento al 100 per cento della pensione di reversibilità nel caso in cui il beneficiario sia una persona con disabilità grave.
 

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